istdp – intensive short-term dynamic psychotherapy

L’ISTDP è una tecnica psicoterapeutica intensiva dinamica a breve termine, messa a punto dallo psichiatra H. Davanloo, ed è estremamente efficace con varie tipologie di soggetti. Attraverso un approccio vis a vis e un atteggiamento attento e costantemente attivo del terapeuta, la persona giunge ad esperire contenuti emotivi fino ad allora repressi e che, proprio perché inespressi, hanno dato origine ad un qualche tipo di sintomatologia.

Negli ultimi anni, alcune modifiche tecniche hanno reso possibile l’accesso a questa tecnica a quasi la totalità della popolazione, grazie anche alla duttilità del suo approccio basata in primis sull’individuazione delle principali vie di scarica dell’ansia.

Da svariati studi recenti l’ISTDP risulta essere efficace con problematiche quali disturbi depressivi, somatizzazioni, attacchi di panico, disturbi d’ansia, disturbi ossessivi, disturbi di personalità, disturbi fobici e sintomi legati a patologie organiche. Sono moltissimi i casi in cui anche un singolo intervento (di una sola seduta) produce una remissione del sintomo.

Abitualmente l’ISTDP prevede una prima seduta lunga, di circa 3 ore, per permettere al terapeuta ed al paziente di fare una vera e propria “prova di relazione”, una replica di quelle che saranno le sedute della terapia, per instaurare la relazione terapeutica e valutare approfonditamente le problematiche del paziente.

Le 4-5 sedute successive sono solitamente di un’ora e mezza, mentre poi è possibile procedere con sedute da 50-60 minuti settimanali o mantenere l’ora e mezza ogni 15 giorni.

Nel corso degli ultimi 10 anni l’ISTDP è stata organizzata anche in blocchi di sedute (Block–Therapy) di 6-8 ore suddivise in 2 giorni consecutivi (3-4 ore a seduta), ripetibili a distanza di settimane o mesi.

A livello teorico, l’ISTDP utilizza i due triangoli di Malan, per mettere in luce il valore psicodinamico delle comunicazioni verbali e non verbali del paziente. Questi due triangoli affiancati vengono utilizzati come una sorta di “mappa” che serve al terapeuta per orientarsi nelle sue comunicazioni con il paziente, in modo da poterne regolare sempre l’ansia mantenendola all’interno del range efficace.

Il paziente si difende da emozioni o impulsi conflittuali, che generano ansia nelle relazioni attuali nel rapporto col terapeuta e con le figure importanti del passato.

Il lavoro psicoterapeutico si articola attraverso diverse fasi, definite “sequenza dinamica centrale”:

– Inchiesta: esplorazione delle difficoltà del paziente;

– Pressure: pressione sulla esperienza emotiva;

– Regolazione dell’ansia;

– Challenge: identificazione e messa in discussione delle difese. Interventi sulla resistenza nel Transfert;

– Breakthrough: crisi intra-psichica e accesso diretto alle emozioni conflittuali inconsce;

– Indagine volta a raccogliere dati sulla storia infantile;

– Visione diretta della struttura nevrotica centrale multifocale.

L’applicazione di questa metodologia prevede la videoregistrazione delle sedute, in modo da permettere sia al terapeuta che al paziente di rianalizzare momenti salienti o di soffermarsi ulteriormente sulle comunicazioni non-verbali.

Ovviamente queste fasi non si presentano sempre necessariamente in questo ordine e spesso succede di dover ripetere alcune fasi prima di avere accesso alle emozioni conflittuali inconsce. Il risultato è un’accelerazione del processo terapeutico che permette, di conseguenza, di ridurre i tempi della terapia stessa.